L’Italia è stata interessata, anche recentemente, da molti fenomeni sismici; finalmente lo Stato si è mosso per incentivare i cittadini ad effettuare degli interventi di miglioramento sismico degli edifici, al fine di limitare sempre di più i danni quando si verificano dei terremoti.
Lo strumento messo in atto dallo Stato è il Sisma Bonus, entrato in vigore dal 1° luglio 2019.
Il sisma bonus consiste nel poter ottenere un contributo dallo Stato fino all’85% dell’importo dei lavori di adeguamento sismico effettuati su abitazioni, siano esse prime o seconde case, su edifici condominiali e su stabilimenti produttivi.
Può essere messo in atto nelle zone sismiche ad alta pericolosità, (zone 1,2) e nelle zone sismiche a minore pericolosità (zona sismica 3), secondo l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n.3274 del 20 marzo 2003.
Può essere attivato su tutti gli interventi strutturali che permettono di conseguire un miglioramento sismico degli edifici, tali interventi devono essere effettuati tra il 1°gennaio 2017 e il 31 dicembre 2021.
Come si può ottenere il sisma bonus? Bisogna rivolgersi ad un tecnico professionista abilitato, in grado di eseguire la diagnosi iniziale dell’edificio ed individuare la classe di rischio iniziale.
A seguito di un’approfondita diagnosi dell’immobile, il tecnico determina la classe di rischio sismico, che va dalla A+ (minore rischio) alla G (maggiore rischio). Dopo aver individuato la classe, il tecnico redige un progetto per la messa in sicurezza con miglioramento della classe di rischio. Dopodiché ci si affida ad una valida impresa di costruzioni che svolge le opere edili progettate al fine di ottenere la certificazione di nuovi valori di rischio raggiunti con le opere di consolidamento realizzate.
Il contributo statale è proporzionale al miglioramento sismico apportato all’edificio.
In particolare, per le abitazioni, prime o seconde case, e per gli edifici produttivi il contributo è pari al 70% se migliora di una classe di rischio; è pari all’80% se migliora di due o più classi di rischio.
Per le parti condominiali il contributo è pari al 75% se migliora di una classe di rischio, ed è pari all’85% se migliora di due o più classi di rischio.
Se l’intervento non ha portato variazioni di Calssi di rischio sismico è possibile comunque avvalersi di un contributo pari al 50% dei lavori svolti.
L’ammontare complessivo delle spese ammesso a beneficio non può superare 96.000 € per unità immobiliare, comprese le spese effettuate per la classificazione e la verifica sismica degli immobili.
Il massimo del risparmio che si può ottenere è pari a 81.600 €, vale a dire l’85% della spesa massima.
Inoltre, è prevista l’introduzione del superbonus per gli interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali, ricadenti nelle zone sismiche 1,2 e 3. Le opere svolte devono essere finalizzate alla riduzione del rischio sismico e alla riqualificazione energetica dell’edificio; in questo caso, il tetto di spesa per ogni unità abitativa del condominio si alza a 136.000 €.
Approfittiamo, quindi, di questo contributo statale per mettere in sicurezza le nostre case.